- Uso del reometro AR-G2 come reometro interfacciale
A contatto tra due fluidi, siano essi due liquidi o un liquido ed un gas, si realizza una interfaccia che ha proprietà reologiche peculiari. Come mostrato in figura 1, l’interfaccia può essere deformata in almeno due modi: con variazione di area (deformazioni di espansione) o con movimenti relativi tra le parti senza variazione di area (deformazioni di taglio). In ognuno di questi casi si possono definire viscosità interfacciale, elasticità interfacciale, cedevolezza interfacciale, ecc. [1]. Queste proprietà sono particolarmente importanti in schiume, emulsioni, soluzioni di tensioattivi, dispersioni micellari, e simili.
In genere si assume che l’interfaccia abbia spessore nullo e che pertanto essa sia bidimensionale. Per questo le unità di misura delle proprietà reologiche interfacciali differiscono da quelle dei sistemi tridimensionali per un fattore di “lunghezza”. Nel sistema S.I. la viscosità interfacciale si misura in Pa.s.m ovvero N.s.m-1 ed il modulo interfacciale in Pa.m, ovvero N.m-1. Lo sforzo intefacciale si misura nelle stesse unità del modulo e la deformazione interfacciale è adimensionale come l’analoga deformazione tridimensionale. La tensione interfacciale ha le stesse dimensioni dello sforzo interfacciale e si può considerare come lo sforzo presente all’equilibrio [2].